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20/11/2007

Rivoluzionari....Giuseppe Dozza

Giuseppe Dozza ai più potrebbe, anzi forse, non dire nulla. Un nome, forse emiliano, forse no. Perchè nelle brevi biografie "rivoluzionarie" del GamberoGonzo? Perchè rivoluzionario è si Pancho Villa, lo è Emiliano Zapata, lo è il CHE. Ma rivoluzionario è chi, dopo anni di guerra, miseria, ristrettezze riesce a risollevare un intera popolazione e riesce a rimettere in marcia, sempre con fare umano, discreto, incisivo, un sistema. Difatti venne soprannominato "Il sindaco della ricostruzione" perché al momento dell'insediamento della sua giunta comunale il territorio di Bologna era distrutto per il 70%. Si impegnò quindi in un'opera di ricostruzione edilizia e, quanto i suoi incarichi municipali finiranno, la città emiliana era diventata una delle meglio organizzate della penisola. La maggioranza dei servizi realizzati durante il suo governo (asili, rifornimenti di acqua, trasporti pubblici, scuole ed ospedali) furono resi pubblici.

Rivoluzionario perchè? Perchè perseguirà un profonda idea antifascista e democratica, perchè tornerà in Italia clandestinamente nel 1943 con l'obiettivo di organizzare la Resistenza partigiana nell'Emilia Romagna. Poco dopo la conclusione del secondo conflitto mondiale l'esercito anglo-americano gli affida la carica di sindaco di Bologna (precedentemnte ricoperta dal podestà fascita Mario Agnoli), che egli conserverà fino al 2 aprile 1966 quando, stanco e malato, cederà il posto al compagno di partito Guido Fanti

Dozza è rimasto nella memoria collettiva, così come lo è rimasta la Resistenza. Perchè, come diceva Calamandrei: " Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati. Dovunque è morto un Italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì, o giovani, col pensiero, perché lì è nata la nostra costituzione. " (Piero Calamandrei, Discorso ai giovani sulla Costituzione nata dalla Resistenza. Milano, 26 gennaio 1955).

 

Oggi come non proporre le

LASAGNE

Ingredienti

Dosi per 4 persone
Lasagne - 500 g Besciamella - 400 g  
Per il condimento
Brodo - vegetale 200 ml Burro - 70 g Carne bovina - polpa di vitello tritata 200 g
Carne di suino - lonza tritata 200 g Carote - 1 Cipolle - 2
Olio - extravergine d'oliva 1/2 bicchiere Pancetta - 80 g Parmigiano Reggiano - 200 g
Pepe - una spolverata Pomodori - pelati 400 g Prosciutto - crudo in una sola fetta 80 g
Salsiccia - 120 g Sedano - 1 costola Vino - rosso 250 ml

 

 Iniziate col preparare tutti gli ingredienti necessari: spelate e sbriciolate la salsiccia, tagliate a cubetti il prosciutto crudo, passate i pelati al passaverdura e preparate il brodo vegetale.
Preparate ora, un trito a base di cipolla, carote, sedano e pancetta e fatelo soffriggere in un tegame, insieme a un po’ d’olio e 30 g di burro.
Dopo qualche minuto, aggiungete la salsiccia, il prosciutto a cubetti e la carne trita, quindi fate rosolare il tutto per qualche minuto a fiamma vivace.
Aggiungete il vino rosso e fatelo evaporare sempre mantenendo il fuoco a fiamma vivace.
A questo punto aggiungete anche i pelati, il brodo, il pepe ed un pizzico di sale e lasciate cuocere il tutto a pentola semicoperta per almeno 2 ore mescolando di tanto in tanto ed aggiungendo qualche mestolata di brodo se necessaria.

Mentre il vostro ragù cuoce, preparate la besciamella seguendo la nostra ricetta, ricordandovi che per le lasagne la besciamella dovrà risultare abbastanza fluida.
Una vola pronto il ragù, fate preriscaldare il forno a 180° ed iniziate ad assemblare le vostre lasagne: imburrate una teglia rettangolare e foderate il fondo con la pasta, quindi coprite con qualche cucchiaio di besciamella, con abbondante ragù e una spolverata di Parmigiano Reggiano.
Coprire il tutto con altra pasta e continuare così fino ad esaurire tutti gli ingredienti.
Terminate le vostre lasagne con uno strato sottile e leggero di besciamella mischiata a ragù e spolverizzata con abbondante Parmigiano Reggiano.
Infornate il tutto per almeno 40 minuti, controllando ogni tanto la cottura: le lasagne saranno pronte quando avranno assunto un bel colorito ed una crosticina dorata.
Una volta pronte, togliete dal forno le lasagne e lasciatele raffreddare per 10 minuti, quindi tagliatele nella teglia e servite ancora calde.

02/11/2007

A TRIBUTE...PART 4

Dalle notizie di questi giorni siamo tentati dal chiudere la porta in faccia all'est europa!!!certo come in ogni paese c'è la delinquenza ma c'è anche tanto da capire e da apprendere come cultura, tradizioni, cucina, modi ed usanze...salvo poi scoprire quanto possono essere vicine a noi senza che neanche ce lo immaginiamo!...Nessuno ha mai detto che l'integrazione è cosa che si risolve in due minuti, ci vuole tempo, ci vuole pazienza, ci vuole costanza, ci vuole reciproco rispetto, ci vuole fermezza, come per:

IL RAGù DI CARNE:

 Ragù è un termine di origine francese (ragôut, sostantivo derivato da ragoûter - risvegliare l'appetito) utilizzato per indicare una salsa generalmente a base di carne e pomodoro, o un intingolo composto di vari ingredienti. Per estensione il termine è spesso utilizzato come sinonimo di sugo.
L'Accademia Italiana della Cucina e l'associazione Confraternita del Tortellino hanno depositato a partire dagli anni 70 le ricette ufficiali di alcuni piatti tipici presso la Camera di Commercio di Bologna, tra le quali troviamo anche il ragù bolognese.
Tra le particolarità della ricetta del ragù bolognese, la più importante è certamente quella del taglio di carne di manzo utilizzato nelle preparazione, la cartella, un taglio ricco di grasso vicino alla pancia che, insieme alla pancetta, determina l'untuosità tipica di questo sugo.

Ormai poche famiglie producono il ragù con la cartella, preferendo un macinato più magro. Anche la pancetta ormai è stata sostituita dall'olio extravergine di oliva, e anche il latte non è utilizzato da tutti. Infine, viene usato molto più pomodoro rispetto alla ricetta originale, ossarvandola bene si comprende come il ragù bolognese non si possa di certo definire un sugo a base di pomodoro!
Queste modifiche, che sicuramente faranno storcere il naso ai puristi, vanno prese per quello che sono ovvero una rivisitazione in chiave moderna della ricetta. Attualmente il ragù bolognese viene mangiato anche tutti i giorni e la ricetta tradizionale non potrebbe soddisfare in modo ottimale i bisogni nutrizionali delle persone del terzo millennio, facendole sicuramente andare in sovrappeso. Il ragù tradizionale rimane sicuramente il più valido per le occasioni particolari.

Il ragù bolognese è utilizzato per condire qualunque tipo di pasta, sicuramente l'abbinamento più tradizionale è quello con le tagliatelle all'uovo o (arricchito con la besciamella) con le lasagne al forno.

Ragù bolognese: ricetta tradizionale
Ingredienti per 4 porzioni:
- cartella di manzo 300 g
- pancetta (di tipo dolce) 150 g
- carota gialla 50 g
- costa di sedano 50 g
- cipolla 50 g
- salsa di pomodoro 5 cucchiai ovvero estratto TRIPLO 20 g
- vino bianco/rosso 1/2 bicchiere
- 200 g di latte intero

Preparazione: si scioglie nel tegame la pancetta tagliata a dadini, e tritata con la mezzaluna. Si aggiungono le verdure ben tritate con la mezzaluna e si fanno appassire dolcemente. Si aggiunge la carne macinata e la si lascia, rimescolando sino a che "sfrigola"; si mette il 1/2 bicchiere di vino e il pomodoro allungato con un poco di brodo, e si lascia sobbollire per circa 2 ore, aggiungendo volta a volta il latte, e aggiustando di sale e pepe nero.
Facoltativa ma consigliabile l'aggiunta a cottura ultimata della panna di cottura di 1 litro di latte intero.

 

 

08/10/2007

BENESSUM

Pare dunque che l'autunno sia ritornato in scena. Quando parlo di autunno intendo sia quella mezza stagione che apre le porte al generale inverno, sia quella stagione che solitamente si contraddistingue per essere anche definita in ambito politico come "calda".
Quella "calda" (invito i lettori a non profondersi in sorrisi da scolarette) è appena cominciata per via delle mobilitazioni nelle fabbriche a seguito del referendum indetto dai Sidancati confederali sul tema del Protcollo Welfare (che qui allego per chi voglia informarsi protocollo_welfare.pdf ). Pare, come si legge nei diversi quotidiani, che Confindustria dica che il protocollo sia ottimo, che i sindacati confederali dicano che il protocollo sia buono e migliorabile, che il Go-governo dica che il protocollo com'è attualmente è perfezionabile ma deve essere approvato così com'è se si vuole procedere verso una ridefinizione del sistema di Stato Sociale e dulcis in fundo il Prc dichiara che il protocollo non va bene e deve essere ridiscusso. Che fare? (la domanda per antonomasia...dal 1912...)
Noi la risposta l'abbiamo. E parte da qui, dal cuore della sinistra italiana, dal luogo dove per 50 anni il PCI eleggeva Sindaci (ammicco...ammicco...ogni riferimento al sindaco dalla esse minuscola è assolutamente ricercato), dal luogo dove il PCI sparse le sue ceneri politiche per divenire PDS, poi DS, poi PD (sarà che l'evoluzione politica è inversamente proporzionale a quella dell'uomo...mah?!?): BOLOGNA .
Dunque in omaggio alla vecchia signora dai fianchi un po' molli col seno sul piano padano ed il culo sui colli

I PASSATELLI IN LINGUA rigorosamente ORIGINALE (Thanks to Phranz)

Quand l’è fradd...socmel!
Acsè canta Andrea Mingardi, icona dàl blues bulgnàis,...invezi quand l’è fradd l’è mej preparer un bel piàt ed pasatel...in bròd, l’è òvi.
Pr un bel piàt ed pasatèl serv è bròd ma brisa fàt coi dadi: serv è bròd bon (buon brodo), ed cheren (di carne) con i odor, l’os buc e compagnia cantante!
Dop ed chè tolì dagl’ ov (prendete le uova), una pr’ognun ed quî chi tafien, tolî na terina per sbater dantar î ov con un pochin ed sèl e dla nosa moscà a voster gust.
Dop ch’avî sbatò j ov con totta la roba (una volta fatto lo sbattutto d'uovo), tolî un pel pez ed forma bona. Dop c’avî grattugià la forma bsogna unî la forma co’ j ov sbatò; s’al’impast l’è trop doic (mollo) metî n’eter pò ‘d forma o dal pangratà.
Quand l’impast l’è gnù (quando l'impasto è venuto fuori) bel sòd bsogna fer dal baline e lassele un pò int e frîg.
Quand è bròd buje (quando il bordo bolle) tolî al paline da e frig, tolî l’atrazz apòsta (estrusòr) e squizè al paline con l’estrusor dantr’e brod bujent.
Quand’i pasatè j en gnù a gala j en pront.
Bon aptìt, ragazùl!