28/11/2007
Middle East...
The Middle East conference is a modest success.
THE MIDDLE EAST peace meeting in Annapolis yesterday comfortably cleared the low bar of expectations that had been set for it. Israeli Prime Minister Ehud Olmert, Palestinian President Mahmoud Abbas and President Bush committed themselves and their governments to reaching a two-state peace settlement by the end of next year. At the last minute, the Israeli and Palestinian delegations agreed on a joint statement promising "vigorous, ongoing and continuous negotiations" to resolve "all outstanding issues, including all core issues without exception." The more than 50 countries and organizations that witnessed and implicitly blessed the new peace process included Saudi Arabia, which dispatched its foreign minister, and Syria, whose attendance may have opened a small crack in its alliance with Iran.
The considerable skepticism that surrounds the new talks is justified. Yesterday's meeting resembled the Madrid peace conference arranged by the first Bush administration in 1991, a festival of speeches followed by negotiations that soon bogged down. Yet 16 years later there are some encouraging differences, starting with the far clearer commitment of the Israeli and Palestinian leaders to make peace. Both Mr. Olmert and Mr. Abbas directly appealed to their neighbors yesterday with the same phrase: "The time has come." More concretely, the Annapolis statement bound the two sides to "immediately implement" their obligations under the U.S.-sponsored "road map" of 2003 and established the United States as "monitor and judge" of their fulfillment. That could give a new impetus to Palestinian efforts to take over security in the West Bank and Israeli pledges to dismantle dozens of illegal settlement outposts. It also should ensure that the Bush administration plays a direct and powerful role as negotiations proceed.
Some argue that the administration ought to be setting out the terms for a settlement in order to bridge intractable gaps between the Israelis and the Palestinians. In fact, Mr. Olmert and Mr. Abbas well know what it will take to make a deal, thanks to 15 years of previous formal and informal talks between the two sides. The most important contribution the United States can make in the coming year is to help create the political and diplomatic context the two leaders will need to make those concessions. Implementation of the road map is vital: The dismantlement of illegal settlements and serious Palestinian steps against terrorism could galvanize public support that Mr. Olmert and Mr. Abbas now lack. Equally important is a serious commitment by Arab states. Despite their presence in Annapolis, Saudi Arabia and Egypt have been lukewarm at best in their support for Mr. Abbas.
The situation in Palestine continues to deteriorate, both on a political scale and humanitarian scale. The international blockade of Gaza and the continued illegal collective punishment of its residents by Israel has resulted in soaring food prices (eg. a bag of flour has risen from 80 shekels to over 200 shekels ie. A $23 to A $57). In addition, many foodstuffs, medicines and other goods, such as building material are no longer available. According to the United Nations Office for Coordination for Humanitarian Affairs in the Occupied Palestinian Territories there are zero stocks available for 91 drugs. Hospitals are reporting zero stock availability of pediatric drugs and anti-biotics, as well as a shortage in chronic disease drugs, cancer treatment drugs, a range of kidney dialysis drugs and IV glucose solution. In addition, there are also shortages of kidney dialysis machine equipment.
Fuel...
Israel is expecting any agreement with Palestinian Authority President Mahmoud Abbas at the Annapolis peace conference or afterwards to include not only the West Bank, but the entire Gaza Strip, which has been under the full control of Hamas since June.
COMMENTO
Ritengo che su questa vicenda, centrale per l'intera sorte della geopolitca mondiale contemporanea, la miglior soluzione la sappiamo più o meno tutti: due popoli due stati. Ma ovviamente all'atto pratico non è assolutamente cosa facile, anzi. L'unico appunto che mi sento di fare, prima di giudicare come verrà redatta questa ennesima road map, è sul mancato invito di Hamas.
Alcuni potranno pensare che Hamas è una fazione terrorista, ma io non sono assolutamente d'accordo per svariati motivi: 1) hanno vinto le elezioni regolarmente certificate e democraticamente svolte; 2) il continuo isolamento, vista la loro stretta relazione con la formazione libanese di Hezbollah e quindi a contatto indiretto con Siria e Iran, potrebbe portare ad un avvicinamento reale a posizioni estremiste, di contro un coinvolgimento diretto non farebbe che tentare di sanare questa spaccatura del popolo palestinese (ora più che mai assolutamente necessario) contribuendo anche alla sicurezza di Israele. E così facendo si metterebbe davanti alla propria responsabilità anche Siria e Iran, che non riterrebbero comodo, davanti alla platea planetaria, far fallire una delle loro principali rivendicazioni. In questo modo verrebbero prosciugato parte dell'humus suscettibile di essere bacino di Al Qaeda.
FELAFEL ( Arabic: فلافل falaafil ; also known in Egypt and Sudan as ta'meya)
I felafel sono un piatto tipico della tradizione Araba, costituito da polpette fritte a base di fave o ceci tritati con cipolla, aglio e coriandolo.
Qui in Italia, i felafel sono diventati un piatto conosciuto solo da poco tempo, da quando hanno preso piede i ristoranti, take away e le rosticcerie di prodotti Orientali, stile kebab.
Semplice da prefarare, i felafel, sono ottimi da utilizzare come antipastini durante una cena o come spuntini per un aperitivo.
Mettete i ceci, la cipolla, l’aglio, il prezzemolo, il cumino, il coriandolo, il lievito, il sale e il pepe in un mixer e tritate il tutto fino ad ottenere un composto morbido ed omogeneo che lascerete riposare per almeno 20 minuti.
A questo punto, possiamo preparare i nostri felafel: prendete una noce del composto ottenuto e fate una pallina che schiaccerete leggermente con il palmo della mano.
Preparate tutti i felafel e lasciateli riposare in frigo per circa 60 minuti affinchè mantengano la forma che gli avete dato, senza sfaldarsi.
Fate scaldare l'olio in una padella fonda e friggete i felafel fino a doratura, quindi serviteli ancora caldi accompagnandoli con una buona insalata e del pane pitta.
12:55 | Link permanente | Commenti (0) | Tag: Palestina, Annapolis, Israele, Bush, Rice, Saudi Arabia, Post
17/10/2007
Gamberi e pinoli (m'avete provocato...e mo ve magno)
Leggo con estremo piacere che il presidente degli States G.W (daboliu). Bush ha incontrato il DALAI LAMA . La massima autorità tibetana ha ricevuto la più alta onoreficenza statunitense: la medaglia d'oro del Congresso. La Cina è fortemente infastidita da ciò, in quanto lo considera come un atto di ignerenza nella loro politica interna. Bene. Politica interna?!?!?!? sentite cosa dice il portavoce del democratico (buahahahahahhaahahaha) governo cinese: "La Cina è fortemente offesa per quanto è accaduto", ha incalzato il portavoce ministeriale, "vi si oppone con determinazione, e ha presentato solenni rimostranze agli Stati Uniti". L'amministrazione Usa, ha incalzato, "è stata sollecitata con gravità a correggere simili trasgressioni, e a cessare di interferire in qualsiasi modo negli affari interni della Cina".
Come è noto l'esercito cinese INVASE il Tibet nel lontano 1949 facendone di cotte e di crude. Secondo il mio parere la onoreficenza al DALAI LAMA vuol essere anche un chiaro segnale alla stessa Cina per quanto riguarda la vicenda della Birmania (ooops...nessuno ne parla più...è andata di moda la notizia per una settimana poi il pianeta si è completamente disinteressato...personalmente avrei levato di diritto le olimpiadi alla Cina grande aiuto del regime birmano, ma comunque...). Ovviamente converrete che premiare un monaco buddista ha un forte significato politico ora come ora. Per la prima volta da sette anni dico bravo a G.W.Bush. Allora non è solo bravo a lanciare tonnellate di bombe sull'Iraq e sull'Afghanistan, non è solo bravo a fare i suoi interessi e quelli delle lobby che lo accompagnano.
Le foto che li ritraggono assieme mi sembrano molto, culinariamente parlando, un piatto mare-monti, sapete quelle strane associazioni di gusti che li per li lasciano sgomenti le menti dei più, ma che una volta in tavola solleticano la sensorialità di tutti.
PASTA GAMBERONI, PINOLI E PANCETTA
3 etti di spaghetti (spizziccamo noi)
1 etto di pinoli sgusciati (che senno' ve se' appizza la coccia croccante fra gli incisivi e i premolari)
3 etti di code di gamberoni con la scorza
70 grammi pancetta
un po' di cipolla
olio q b
un bicchiere di passata di pomodoro
mezzo bicchiere di bianco secco
sale e pepe
Preparazione.
riempire il fondo di una padella grande d'olio e farla scaldare a fuoco lento, quindi aggiungere la cipolla tritata e la pancetta e fare rosolare il soffritto e aggiungere i gamberoni ed i pinoli e farli cuocere qualche minuto.
Aggiungere la passata di pomodoro ed il vino e salare quanto basta. Fare sfumare il vino e addensare il sugo nel frattempo cuocere e scolare gli spaghetti.
Mantecare gli spaghetti nel padellone per un paio di minuti
impiattare ed aggiungere pepe macinato fresco.
BON APPETIT
11:15 | Link permanente | Commenti (3) | Tag: Pinoli, gamberoni, pasta, Bush, Dalai Lama, Magic Johnson